13/09 Sandrine Levet e Salavat Rakhmetov vincono, a Rovereto, la 5a tappa della World Cup Boulder.
Per unoccasione particolare occorreva una struttura particolare. E quella di Rovereto è fatta di coloratissime placche verticali, interrotte da misurati tetti, per dar forma alla parola MART. Unica concessione allo strapiombante: larco della lettera R. Insomma è stato il regno del verticale, della gran tecnica e delleffimero equilibrio. Sarà per questo che è stata una gara così combattuta e a suo modo anche imprevedibile nei pronostici. Forse è anche per questo che dal ranking della finale di sabato è rimasto fuori il campione del mondo Christian Core, e che a comandare la classifica delle qualificazioni femminile cè la nostra Giulia Giammarco, fortissima con 6 boulder risolti su 6, a pari merito con la francese Juliette Danion. Sarà forse per questo che dopo Giulia, cè solo un altro italiano, un grande Stefano Ghidini, in finale? Fatto stà che già nella prima prova di venerdì si è visto spettacolo, con atleti impegnati al massimo, su un terreno non del tutto usuale per loro ma che è dimostrato può essere campo di gioco stimolante e spettacolare come il mondo oltre la verticale.
La finale femminile dà inizio alle danze dellultimo turno, con Corinne Theroux che subito, da par suo, getta sul piatto una montagna di grinta sui primi due blocchi, e il tetto della T e il trasbordo dalla R alla T, forse il passaggio più spettacolare della gara, sono suoi. Ma la francese (con un dito malandata) perde presto la via del top, mentre, mano a mano, entrano in gara le altre finaliste. Presto si capiscono i giochi e le difficoltà. Il primo blocco è il più abbordabile e per questo da chiudere assolutamente: così sarà ad eccezione della francese Bihr. Il 2 è fantastico per bellezza, ma è lungo e non conoscente grande spazio agli errori, giusto la grinta di Corinne può consentire il top al 3° tentativo, le altre a chiuderlo (ma al primo giro) sono la grande Sandrine Levet, limpeccabile Olga Bibik e la solare Barbara Bacher. Per la verità ci sarebbe (anzi cè) anche Giulia Giammarco che in maniera imperiale aveva chiuso il problem 2 davvero alla grande dopo aver chiuso il boulder 1 come nessun altra. Ma Giulia, forse confusa dallemozione e dal boato del pubblico, si è dimentica di accoppiare la seconda mano, quella con cui aveva salutato la platea, al top… il problema era assolutamente preso alla grande ma si sa il regolamento è ferreo: il top era annullato.
Come sarebbe andata per Giulia se non ci fosse stata questa botta morale nessuno può dirlo, fatto sta che non la si era mai vista così decisa e forte. Fino a quel momento era sicuramente da podio… poi con tutta la gara in salita non è più riuscita a chiudere i blocchi, e sempre per un soffio. Come su block 3°, la malefica placca gialla sfuggita per un soffio alla Giammarco ma anche (addirittura) alla Levet e preda solo di una straordinaria Danion e della grande Bibik. Poi, sulla grande A, la gara entra nel vivo con i problemi 4 e 5. Qui le cose si fanno davvero difficili: Levet (al primo tentativo) e Danion (al quarto) sono le uniche a chiudere sia il 4° sia il 5° blocco; mentre Natalia Perlova, Ioulia Abramtchouk e Vera Kotasova risolvono solo il 5°.
Al 6° e ultimo problema (il camino della M) si decidono le posizioni: la Levet deve arrivare in cima per mettere al sicuro la vittoria: e lo fa al secondo tentativo come Danion e Bibik, mentre Perlova e Abramtchouk chiudono a vista. Sarà un caso ma questi sono i nomi delle top five: prima naturalmente è Sandrine Levet che (con 5 top su 6) dopo aver fatto suo il Campionato del Mondo Boulder mette una pesantissima ipotetica anche sulla Coppa del Mondo. Seconda davvero con una prestazione maiuscola è ancora una francese: Juliette Danion (anche lei con 5 top ma risolti con più del doppio dei tentativi della leader); terza è Olga Bibik ormai fissa sul podio. La seguono la Perlova, al 4° posto, e la Abramtchouk al 5°. Giulia Giammarco, alla fine, è nona con un po di rammarico, unesperienza in più e la sicurezza di essere tra le più forti al mondo.
Quando entrano i finalisti la cupola di vetro del MART riflette la luna e sul palco si annuncia spettacolo. Anche la finale maschile inizia con il tetto della grande T, e tutti arrivano al top fuorché i francesi Dutray e Julien, che male iniziano e male finiscono restando a secco nel conteggio dei boulder risolti. La trama preparata Laporte, Prinoth e Manzana (i bravissimi tracciatori) prevede come secondo step il grande viaggio tra i blocchi della R e della T. Il menù prevede due lanci, un riposo completo in spaccata e una discesa attraversamento e uscita dal tetto fantastici. Sullo splendido boulder passano alla grande in sette: Un grandissimo Ghidini, lesplosivo Olesky, lolandese Jongeneelen e laustriaco Fischuber (davvero in forma strepitosa), e naturalmente Rakmemetov, Meyer e Du Lac, partito per ultimo come leader della classifica delle qualifiche.
Con il terzo blocco arriva madame placca: un muro verticale giallo dotato di prese e appoggi tra i più sfuggenti in commercio. E davvero una prova indigesta a moltissimi – compreso a gattone Meyer – ma che non fa impensierire più di tanto il trio: Fischuber, Rakmethov e Du Lac. Per loro è un top al primo colpo, ergo: tecnica sopraffina (e straordinaria facilità per Rakmethov). Il quarto a superare la prova spalmata è Eugeni Ovtchinnikov: due tentativi per un gran colpo al top e alla faccia di chi pensa che non sia un arrampicatore tecnico. Con la lettera A arrivano anche i blocchi 4 e 5, per intenderci hanno proprio laria di tipi impossibili. Alla fine, infatti, avranno solo un pretendente a testa che chiude il top. Sul quattro ci pensa Rakmemetov: gli basta un tentativo e con una facilità impressionante sfodera quel suo formato speciale che lo fa apparire lontano anni luce da tutti. Sul blocco 6, invece, è un incredibile Jongeneelen che al 4° giro fa il miracolo. Ma lolandese non si ripete sullultimo blocco, il sei, e questo gli costa il 2° posto finale. Strano visto che la fine della corsa ha visto una messe di top: 8 in tutto, tra cui quello al 2° tentativo di un Du Lac che così, con 4 top e da vero atleta pensante, amministra le residue energie per la piazza donore, dietro alla sfinge impassibile e imprendile del russo Salavat Rakmemetov (5 top per lui).
Podio, e un terzo posto da incorniciare, anche per Kilian Fischuber (con top 4 ma due tentativi in più di Du Lac). Quarto posto invece per il sorprendente Wouter Jongeneelen, anche lui con 4 boulder chiusi ma in 11 tentativi, 4 in più rispetto al 3° classificato. E (solo) 5° alla fine Jerome Meyer, che vede così ridursi a 24 i punti he lo separano da Rakmethov che gli insidia anche il primo posto in classifica generale della Coppa. Non una gran gara insomma quella del campione francese mentre sicuramente può essere orgoglioso della sua prestazione il roveretano Stefano Ghidini che, con tre top, è 7° grazie ad una prova (e a una lotta sul 6° blocco) davvero molto bella.
Alla fine, spenti i riflettori del MART, restano le immagini di una bella gara e della grandissima folla che lha seguita, segno che gli spazi di miglioramento per queste competizioni sono ancora tutti aperti e da esplorare, con laugurio di rivederci ancora nella stessa piazza lanno prossimo.
Prossimo (e ultimo) appuntamento con la Coppa del Mondo Boulder 2003 a dicembre, ad Edimburgo (GBR).
Classifica finale femminile
1 Sandrine Levet FRA
2 Juliette Danion FRA
3 Olga Bibik RUS
4 Natalia Perlova UKR
5 Ioulia Abramtchouk RUS
6 Barbara Bacher AUT
7 Vera Kotasova CZE
8 Corinne Theroux FRA
9 Giulia Giammarco ITA
10 Mélanie Son FRA
11 Myriam Motteau FRA
12 Isabelle Bihr FRA
Classifica finale maschile
1 Salavat Rakhmetov RUS
2 Daniel Dulac FRA
3 Kilian Fischhuber AUT
4 Wouter Jongeneelen NED
5 Jérôme Meyer FRA
6 Tomasz Oleksy POL
7 Stefano Ghidini ITA
8 Evgueni Ovtchinnikov RUS
9 Serik Kazbekov UKR
10 Ludovic Laurence FRA
11 Mathieu Dutray FRA
12 Stephane Julien FRA
13 Michele Caminati ITA
14 Lucas Preti ITA
15 Loïc Gaidioz FRA
16 Georgos Progulakis ITA
17 Matthias Müller SUI
18 Karsten Borowka GER
19 Luca Parisse ITA
20 Riccardo Scarian ITA
5a prova
Rovereto
12 – 14 Settembre 2003
Gruppo Sportivo PLASTIC ROCK
Laurent Laporte, Mario Prinhot, Loris Manzana
STRUTTURA
Plastic Rock
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