Hotel Supramonte, il punto e le sensazioni

Martina Cufar sale Hotel Supramonte alle Gole di Gorropu, Sardegna, realizzando la 1a rotpunk femminile (salendo in alternata la seconda parte) nelo stesso periodo la via è stata salita anche da Luigi Billoro. E’ un’occasione per parlare di un itinerario sicuramente tra quelli “intramontabili”.

Quando una via finisce di far cronaca? Forse mai se si tratta dell’Hotel di Larcher e Vigiani che dal 1999 (anno di apertura) ha catapultato, a scaglioni costanti, molti top climbers nella vertiginosa parete delle Gole di Gorropu. Ovvio che l’Hotel è quello del Supramonte. Ovvio che la recentissima prima rotpunk femminile di Martina Cufar (che ha salito la 2a parte della via in alternata con Marko Lukic) risvegliasse l’attenzione. Davvero un buon ‘colpo’ per la slovena che siamo abituati a vedere in gara ma che, evidentemente, ci sa davvero fare anche su roccia e soprattutto su quella più lontana da terra. Sì, perchè l’Hotel “è una super via, di quelle che ti regalano gran divertimento e soddisfazione, di quelle che vale proprio la pena andare a fare” come scriveva Pietro Dal Prà in occasione della prima rotpunk integrale ma è anche (o forse proprio per questo) una via dove nervi saldi e l’arte dell’arrampicata sono assolutamente indispensabili. Qundi ancora brava davvero (!!) a Martina per la sua prestazione.

Ma, ritornando all’inizio, quando la sallita di una via finisce di far cronaca? Nel caso dell’Hotel sardo più famoso tra gli arrampicatori forse questo succederà con la prima on-sight che ancora nessuno è riuscito a portare a casa. O forse, pensiamo noi, non succderà mai, perchè vie come queste hanno vita eterna e si tramandano di climber in climber, perchè linee così belle e impegnative troveranno sempre qualcosa da dire – per bocca degli arrampicatori che le saligono naturalmente. Così ci è sembrato giusto prendere la palla al balzo (della prima femminile by Cufar) per proporvi un piccolo riepilogo della via con lo schizzo di Maurizio Oviglia che ha intervistato vari salitori (compreso Larcher) ma anche le sensazioni di Luigi Billoro descritte dopo la sua salita (rotpunk un po’ sfortunata) all’Hotel… Un modo di far cronaca sulla via che scavalca il record ma restituisce l’azione e la sensazione dell’arrampicata per l’arrampicata….

HOTEL SUPRAMONTE… SENSAZIONI
di Luigi Billoro

Cosa dire, cosa raccontare? E’ stato detto tutto su questa via: la bellezza dei tiri, la difficoltà, la prima libera, le protezioni più o meno distanti, il capolavoro dell’apertura dal basso… A mente calda e cervello ancora acceso sulla sequenze di appigli e appoggi da non sbagliare, viene spontaneo riproporre lo standard”: ho provato la via il giorno x, i tiri 4 – 5, sono caduto, poi sono uscito a vista, il giorno y l’ho fatta. Ho pensato a questo approccio, ma a distanza di 2 settimane sono altre le cose che sono rimaste e che vale la pena, a mio avviso, proporre. Sono tutta una serie di emozioni, di sensazioni, d’immagini, di parole e di persone che sono rimaste in maniera indelebile dentro la mia testa, dentro il mio cuore. Fanno parte di me e sono quello che “vale” in questo genere di “viaggi”. Come quando ti svegli al mattino dopo aver fatto un bel sogno, ti rimangono alcune belle sensazioni, alcune immagini, che senti palpitare ancora dentro di te come se avessi vissuto realmente ciò che invece è stato solo virtuale…
L’organizzazione del viaggio o per lo meno la volontà di andare a provare “l’Hotel” più strapiombante d’Italia.
L’elettricità e l’emozione che provavo nell’organizzare, nel guardare le foto, le immagini… nel leggere i vari articoli sull’argomento.
La gioia nel parlarne e nel progettare il trasferimento con i compagni di avventura: Daniele De Candido “Deca” finanziere e aspirante guida di Santo Stefano di Cadore, Gino Pavoni finanziere di Tolmezzo e infine io… Luigi Billoro, ingegnere “libero professionista”, tutti e tre finalmente liberi da impegni di lavoro per dedicarsi all’attacco dell’Hotel più strapiombante d’Italia.
L’emozione nell’entrare nelle splendide gole…metri e metri di roccia stupenda giallo grigia, per la maggior parte intoccata, e canne sospese nel vuoto e nel silenzio…
La fatica dei primi trasferimenti con zaini belli carichi di materiale, e la camminata in bella compagnia discorrendo naturalmente di cosa ? Di politica…di filosofia…ma no!!! Solo roccia, roccia, arrampicata con qualche divagazione sul sesso opposto….belle abbronzate visionate in spiaggia…
La sensazione di vuoto che si è rinnovata in me dopo 10 anni, provata il primo giorno partendo per il traverso del 5 tiro…che prevede una bella spaccata verso una canna sulla dx, il movimento mi ha riportato immediatamente alla realtà delle multipitch… tanto vuoto sotto al culo!!… non ero più abituato, tanto che le “chiappette” mi si sono strette a tal punto da rendere il movimento poco fluido e molto “impedito”, comunque in qualche modo ho raggiunto il chiave del tiro costituito da un bloccaggio di mano dx su un verticale molto svaso e successivo innalzamento del piede sx quasi all’altezza della mano sx per permettere alla stessa mano di raggiungere un buon buchetto per tre dita…ma molto alto…ed è stato subito battesimo del volo a 150 m da terra!!
I commenti del Deca: “Caro Gino vedrai che questa salita te-te la gode…caro Luigi… vedrai che questa salita te-te la gode…a vista…”..oppure, dopo ogni tiro, esordiva con queste massime: “bellissimo…ma forse un po’ più facile di quello che dicono…vieni su caro Luigi che te te la gode…a vista “, mannaggia al finanziere d’acciaio… non si rende conto di quanto si tiene.
La roccia grigia compatta, straordinaria, gialla a scaglie e cubetti…incredibile…eppure è solidissima.
Le canne più o meno lavorate, con concrezioni o solo tanti dolorosissimi “groppoletti”.
Questa linea di spit che si snoda su questa parete veramente impressionante. Ma come cavolo sono riusciti a trovare i punti dove passare., dove appendersi per spittare, per riposarsi… è già difficile stare appesi con tutti gli arti attaccati alla roccia: complimenti ai maestri 2R (Rolando Larcher & Roberto Vigiani)!!
Il caldo umido che non pensavo esistesse in Sardegna, pensavo fosse un’esclusiva della nostra maledetta pianura Padana…
I tentativi sui primi tre tiri con tassi di umidità da giungla e la conseguente sensazione di impotenza e di “bastonata” per l’incapacità di concatenare i movimenti…accompagnata da una sensazione di incertezza sulla buona riuscita del “viaggio verticale”..
Le cene vista mare che puntualmente concludevano le giornate…pollo, caciotta locale, pasta…il tutto innaffiato da birra o cannonau, con mirto per digestivo…ma soprattutto tante risate e tramonti da paura…
I bagni di primo mattino nella meravigliosa acqua sarda, che in questa stagione è “in temperatura”…ottima sveglia per riattivare la circolazione e iniziare bene la giornata…
La serenità e la precisione di Gino nel programmare e vivere le giornate e in qualsiasi cosa della vita…
La fatica offerta per la causa ma soprattutto…
La disponibilità a lasciare andare il “Deca” e me per l’attacco finale…e la grande capacità di cogliere bellissime immagini come si può vedere nelle foto allegate.
La serenità e la tranquillità… del Deca dopo che, nel giorno dell’attacco decisivo, alla terza presa del primo tiro si è tirato un dito. Lui non si è scomposto un attimo: un rumore secco, e il Deca si ritrova appeso al primo rinvio. Penso che si sia rotta una presa…invece il nostro finanziere molto tranquillamente mi informa che quel rumore l’aveva fatto il suo dito medio destro! Morale sotto i piedi, dito inutilizzabili, giornata finita come chissà quante altre. Mi ha stupito la tranquillità e soprattutto la serenità di Daniele nell’affrontare una tale “sfiga”. Al suo posto il mio fegato sarebbe stato da trapianto, e avrei pianto per giorni dal nervoso! Ho ancora molto da imparare…e il deca è veramente un grande, e lo ha dimostrato una volta di più!! Quel giorno sono partito con il morale non proprio da rotpunk e ho patito abbastanza i primi movimenti, tanto che a metà del primo tiro su un incrocio tranquillo mi è scivolata di colpo una mano e mi sono ritrovato appeso. Ho deciso di non scendere per ripartire e di continuare dal resting, anche perché la giornata non mi era sembrata avviata sui giusti binari, e il caldo persisteva.
La sensazione che la mie condizioni, ma soprattutto quelle del clima, stanno migliorando mi ridonano morale nel secondo tiro: si è alzato il vento e sta piovigginando, il mio corpo sembra rinascere, sono presentimenti che si provano solo nel giornate giuste e penso, ormai, di aver imparato ad ascoltarli e a sfruttarli dopo 20 anni di roccia.
Il senso di liberazione e di determinazione che mi hanno “raggiunto” dopo aver scalato, penso con “perizia”, il terzo ostico tiro, che tanto mi aveva “bastonato” nel martedì precedente…
Il passare la catena della terza sosta con la consapevolezza che il gioco era iniziato e che si doveva danzare sul serio sui prossimi tiri, per poter portare a casa il risultato…
La passione e la determinazione del Deca che nonostante il dito malconcio e la caduta del sacco con i viveri (in qualche modo poi recuperato da Gino e riattaccato alla nostra cordata) si issava sulle statiche con sforzi titanici per recuperare i rinvii…mentre il buon Gino esercitava la sua seconda passione e fotografava tutto l’evento…
La lotta sostenuta per venire a capo del 5 tiro: continua a piovere (10 metri più in là!!) e a soffiare un bel venticello…si parte in traverso bello esposto verso dx per arrivare a una piccola canna da dove inizia la sequenza dura…
Nell’innalzamento piede-mano sinistra, lascio il piede destro un po’ basso e non riesco a raggiungere il tridito…e giù di sotto… mi appendo e riprovo bene la sequenza… mi calo di nuovo in sosta per ripartire per la rotpunk.
L’attesa… chiacchiero con Daniele e poi riparto fiducioso perché il vento mi accompagna e quindi anche il grip. Infatti eseguo bene il movimento fino al tridito e proseguo per le tacche successive ma ad un certo punto per paura di caricare il piede dx su un appoggio molto “inesistente” decido di alzarlo… ma troppo… mi sbilancio e non riesco a controllare la conseguente sbandierata che mi riporta di nuovo “al piano inferiore dell’Hotel” con un urlo: ” Nooooo!!…Luigino sei uno stupido….mettili bene sti piedi…” e via a volare di nuovo… ora il morale è stato intaccato… ce la farò a ripartire dalla sosta di nuovo?
Mi calo mestamente dal Daniele, che nel frattempo mi ha rollato una cicca, fumiamo per rilassarci e staccare la mente da quel bel pezzo di roccia!
Il vento che continua a soffiare e a portare ogni tanto qualche goccia di pioggia, mi ridona fiducia per lo meno per quel che riguarda il grip. Parto come un caccia…probabilmente non ne ho per un altro tentativo…invece stavolta, ci sono le sensazioni giuste, il corpo si muove in armonia e arrivo alla fine del famigerato traverso dove le difficoltà calano, scalando bene e senza cadere e così proseguo…mi sento come fossi in un altro posto… la testa si è isolata per un momento…vado contento verso la sosta, dove mi assicuro con un bel urlo liberatorio.
Dopo questo tiro avverto una strana percezione…sembra che il mio corpo si sia abituato a questa roccia e al tipo di arrampicata… avverto la consapevolezza di poter procedere abbastanza tranquillo per i tiri successivi… in me c’è la giusta determinazione e volontà per poter concludere questa avventura verticale…anche perché lo sforzo titanico profuso dai miei due compagni merita una bella conclusione…
La sensazione di dolore alle dita e ai piedi che aumenta e mi accompagna per i restanti tiri….si placa alla catena dell’ultimo tiro di 7b… grido di liberazione…
Mi rimarrebbe la lunghezza finale di 6b con 2 spit, ma, non me ne vogliano gli apritori, ho i piedi gonfi come zampogne e le mani ridotte a brandelli ma soprattutto il cervello in stand by…decido di farmi calare…per me questa stupenda avventura finisce qui…anche perché voglio evitare almeno una risalita al mio grande accompagnatore “Deca” De Candido…
lo raggiungo ci scambiamo un bel cinque di congratulazioni e soprattutto ci fumiamo una bella cicca di relax…
L’amicizia che ci ha legato e la solidarietà che si è creata, e che ci ha fatto trascorrere una stupenda settimana, sono le sensazioni più belle e vive che primeggiano su tutte le altre e che mi accompagneranno sempre …senza queste nulla di quello che ho scritto sarebbe stato possibile…
Un Grazie di cuore va ai miei due compagni di avventura…Gino e Daniele, e a Sergio e Gemma
Gole di Gorropu “Hotel Supramonte. La cronaca
Salita rotpunk giovedì 16 settembre (a parte il primo tiro dove sono volato come un salame a metà) partiti alle 9.30 ultimo tiro 18.20

Un grazie alla Mammut e La Sportiva

testo di Luigi Billoro, foto Gino Pavoni

Portfolio

Il tracciato di Hotel Supramonte con info sulle difficoltè raccolte tra vari salitori by Maurizio Oviglia.

tracciato via

Portfolio
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news Hotel Supr.
martinacufar.com
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