Martina Cufar sale Hotel Supramonte alle Gole di Gorropu, Sardegna, realizzando la 1a rotpunk femminile (salendo in alternata la seconda parte) nelo stesso periodo la via è stata salita anche da Luigi Billoro. E’ un’occasione per parlare di un itinerario sicuramente tra quelli “intramontabili”.
Ma, ritornando all’inizio, quando la sallita di una via finisce di far cronaca? Nel caso dell’Hotel sardo più famoso tra gli arrampicatori forse questo succederà con la prima on-sight che ancora nessuno è riuscito a portare a casa. O forse, pensiamo noi, non succderà mai, perchè vie come queste hanno vita eterna e si tramandano di climber in climber, perchè linee così belle e impegnative troveranno sempre qualcosa da dire – per bocca degli arrampicatori che le saligono naturalmente. Così ci è sembrato giusto prendere la palla al balzo (della prima femminile by Cufar) per proporvi un piccolo riepilogo della via con lo schizzo di Maurizio Oviglia che ha intervistato vari salitori (compreso Larcher) ma anche le sensazioni di Luigi Billoro descritte dopo la sua salita (rotpunk un po’ sfortunata) all’Hotel… Un modo di far cronaca sulla via che scavalca il record ma restituisce l’azione e la sensazione dell’arrampicata per l’arrampicata….
HOTEL SUPRAMONTE SENSAZIONI
di Luigi Billoro
Cosa dire, cosa raccontare? E’ stato detto tutto su questa via: la bellezza dei tiri, la difficoltà, la prima libera, le protezioni più o meno distanti, il capolavoro dellapertura dal basso
A mente calda e cervello ancora acceso sulla sequenze di appigli e appoggi da non sbagliare, viene spontaneo riproporre lo standard”: ho provato la via il giorno x, i tiri 4 – 5, sono caduto, poi sono uscito a vista, il giorno y l’ho fatta. Ho pensato a questo approccio, ma a distanza di 2 settimane sono altre le cose che sono rimaste e che vale la pena, a mio avviso, proporre. Sono tutta una serie di emozioni, di sensazioni, d’immagini, di parole e di persone che sono rimaste in maniera indelebile dentro la mia testa, dentro il mio cuore. Fanno parte di me e sono quello che “vale” in questo genere di “viaggi”. Come quando ti svegli al mattino dopo aver fatto un bel sogno, ti rimangono alcune belle sensazioni, alcune immagini, che senti palpitare ancora dentro di te come se avessi vissuto realmente ciò che invece è stato solo virtuale
Lorganizzazione del viaggio o per lo meno la volontà di andare a provare “lHotel” più strapiombante dItalia.
Lelettricità e lemozione che provavo nellorganizzare, nel guardare le foto, le immagini
nel leggere i vari articoli sullargomento.
La gioia nel parlarne e nel progettare il trasferimento con i compagni di avventura: Daniele De Candido “Deca” finanziere e aspirante guida di Santo Stefano di Cadore, Gino Pavoni finanziere di Tolmezzo e infine io
Luigi Billoro, ingegnere “libero professionista”, tutti e tre finalmente liberi da impegni di lavoro per dedicarsi allattacco dellHotel più strapiombante dItalia.
Lemozione nellentrare nelle splendide gole
metri e metri di roccia stupenda giallo grigia, per la maggior parte intoccata, e canne sospese nel vuoto e nel silenzio
La fatica dei primi trasferimenti con zaini belli carichi di materiale, e la camminata in bella compagnia discorrendo naturalmente di cosa ? Di politica
di filosofia
ma no!!! Solo roccia, roccia, arrampicata con qualche divagazione sul sesso opposto
.belle abbronzate visionate in spiaggia
La sensazione di vuoto che si è rinnovata in me dopo 10 anni, provata il primo giorno partendo per il traverso del 5 tiro
che prevede una bella spaccata verso una canna sulla dx, il movimento mi ha riportato immediatamente alla realtà delle multipitch
tanto vuoto sotto al culo!!… non ero più abituato, tanto che le “chiappette” mi si sono strette a tal punto da rendere il movimento poco fluido e molto “impedito”, comunque in qualche modo ho raggiunto il chiave del tiro costituito da un bloccaggio di mano dx su un verticale molto svaso e successivo innalzamento del piede sx quasi allaltezza della mano sx per permettere alla stessa mano di raggiungere un buon buchetto per tre dita
ma molto alto
ed è stato subito battesimo del volo a 150 m da terra!!
I commenti del Deca: “Caro Gino vedrai che questa salita te-te la gode
caro Luigi
vedrai che questa salita te-te la gode
a vista
”..oppure, dopo ogni tiro, esordiva con queste massime: “bellissimo
ma forse un po più facile di quello che dicono
vieni su caro Luigi che te te la gode
a vista “, mannaggia al finanziere dacciaio
non si rende conto di quanto si tiene.
La roccia grigia compatta, straordinaria, gialla a scaglie e cubetti
incredibile
eppure è solidissima.
Le canne più o meno lavorate, con concrezioni o solo tanti dolorosissimi “groppoletti”.
Questa linea di spit che si snoda su questa parete veramente impressionante. Ma come cavolo sono riusciti a trovare i punti dove passare., dove appendersi per spittare, per riposarsi
è già difficile stare appesi con tutti gli arti attaccati alla roccia: complimenti ai maestri 2R (Rolando Larcher & Roberto Vigiani)!!
Il caldo umido che non pensavo esistesse in Sardegna, pensavo fosse un’esclusiva della nostra maledetta pianura Padana
I tentativi sui primi tre tiri con tassi di umidità da giungla e la conseguente sensazione di impotenza e di “bastonata” per lincapacità di concatenare i movimenti
accompagnata da una sensazione di incertezza sulla buona riuscita del “viaggio verticale”..
Le cene vista mare che puntualmente concludevano le giornate
pollo, caciotta locale, pasta
il tutto innaffiato da birra o cannonau, con mirto per digestivo
ma soprattutto tante risate e tramonti da paura
I bagni di primo mattino nella meravigliosa acqua sarda, che in questa stagione è “in temperatura”
ottima sveglia per riattivare la circolazione e iniziare bene la giornata
La serenità e la precisione di Gino nel programmare e vivere le giornate e in qualsiasi cosa della vita…
La fatica offerta per la causa ma soprattutto…
La disponibilità a lasciare andare il “Deca” e me per lattacco finale
e la grande capacità di cogliere bellissime immagini come si può vedere nelle foto allegate.
La serenità e la tranquillità
del Deca dopo che, nel giorno dellattacco decisivo, alla terza presa del primo tiro si è tirato un dito. Lui non si è scomposto un attimo: un rumore secco, e il Deca si ritrova appeso al primo rinvio. Penso che si sia rotta una presa
invece il nostro finanziere molto tranquillamente mi informa che quel rumore l’aveva fatto il suo dito medio destro! Morale sotto i piedi, dito inutilizzabili, giornata finita come chissà quante altre. Mi ha stupito la tranquillità e soprattutto la serenità di Daniele nellaffrontare una tale “sfiga”. Al suo posto il mio fegato sarebbe stato da trapianto, e avrei pianto per giorni dal nervoso! Ho ancora molto da imparare
e il deca è veramente un grande, e lo ha dimostrato una volta di più!! Quel giorno sono partito con il morale non proprio da rotpunk e ho patito abbastanza i primi movimenti, tanto che a metà del primo tiro su un incrocio tranquillo mi è scivolata di colpo una mano e mi sono ritrovato appeso. Ho deciso di non scendere per ripartire e di continuare dal resting, anche perché la giornata non mi era sembrata avviata sui giusti binari, e il caldo persisteva.
La sensazione che la mie condizioni, ma soprattutto quelle del clima, stanno migliorando mi ridonano morale nel secondo tiro: si è alzato il vento e sta piovigginando, il mio corpo sembra rinascere, sono presentimenti che si provano solo nel giornate giuste e penso, ormai, di aver imparato ad ascoltarli e a sfruttarli dopo 20 anni di roccia.
Il senso di liberazione e di determinazione che mi hanno “raggiunto” dopo aver scalato, penso con “perizia”, il terzo ostico tiro, che tanto mi aveva “bastonato” nel martedì precedente
Il passare la catena della terza sosta con la consapevolezza che il gioco era iniziato e che si doveva danzare sul serio sui prossimi tiri, per poter portare a casa il risultato
La passione e la determinazione del Deca che nonostante il dito malconcio e la caduta del sacco con i viveri (in qualche modo poi recuperato da Gino e riattaccato alla nostra cordata) si issava sulle statiche con sforzi titanici per recuperare i rinvii
mentre il buon Gino esercitava la sua seconda passione e fotografava tutto levento
La lotta sostenuta per venire a capo del 5 tiro: continua a piovere (10 metri più in là!!) e a soffiare un bel venticello
si parte in traverso bello esposto verso dx per arrivare a una piccola canna da dove inizia la sequenza dura
Nellinnalzamento piede-mano sinistra, lascio il piede destro un po basso e non riesco a raggiungere il tridito
e giù di sotto
mi appendo e riprovo bene la sequenza
mi calo di nuovo in sosta per ripartire per la rotpunk.
Lattesa
chiacchiero con Daniele e poi riparto fiducioso perché il vento mi accompagna e quindi anche il grip. Infatti eseguo bene il movimento fino al tridito e proseguo per le tacche successive ma ad un certo punto per paura di caricare il piede dx su un appoggio molto “inesistente” decido di alzarlo
ma troppo
mi sbilancio e non riesco a controllare la conseguente sbandierata che mi riporta di nuovo “al piano inferiore dellHotel” con un urlo: ” Nooooo!!…Luigino sei uno stupido
.mettili bene sti piedi
” e via a volare di nuovo
ora il morale è stato intaccato
ce la farò a ripartire dalla sosta di nuovo?
Mi calo mestamente dal Daniele, che nel frattempo mi ha rollato una cicca, fumiamo per rilassarci e staccare la mente da quel bel pezzo di roccia!
Il vento che continua a soffiare e a portare ogni tanto qualche goccia di pioggia, mi ridona fiducia per lo meno per quel che riguarda il grip. Parto come un caccia
probabilmente non ne ho per un altro tentativo
invece stavolta, ci sono le sensazioni giuste, il corpo si muove in armonia e arrivo alla fine del famigerato traverso dove le difficoltà calano, scalando bene e senza cadere e così proseguo
mi sento come fossi in un altro posto
la testa si è isolata per un momento
vado contento verso la sosta, dove mi assicuro con un bel urlo liberatorio.
Dopo questo tiro avverto una strana percezione
sembra che il mio corpo si sia abituato a questa roccia e al tipo di arrampicata… avverto la consapevolezza di poter procedere abbastanza tranquillo per i tiri successivi
in me cè la giusta determinazione e volontà per poter concludere questa avventura verticale
anche perché lo sforzo titanico profuso dai miei due compagni merita una bella conclusione
La sensazione di dolore alle dita e ai piedi che aumenta e mi accompagna per i restanti tiri
.si placa alla catena dellultimo tiro di 7b
grido di liberazione
Mi rimarrebbe la lunghezza finale di 6b con 2 spit, ma, non me ne vogliano gli apritori, ho i piedi gonfi come zampogne e le mani ridotte a brandelli ma soprattutto il cervello in stand by
decido di farmi calare
per me questa stupenda avventura finisce qui
anche perché voglio evitare almeno una risalita al mio grande accompagnatore “Deca” De Candido
lo raggiungo ci scambiamo un bel cinque di congratulazioni e soprattutto ci fumiamo una bella cicca di relax
Lamicizia che ci ha legato e la solidarietà che si è creata, e che ci ha fatto trascorrere una stupenda settimana, sono le sensazioni più belle e vive che primeggiano su tutte le altre e che mi accompagneranno sempre
senza queste nulla di quello che ho scritto sarebbe stato possibile
Un Grazie di cuore va ai miei due compagni di avventura
Gino e Daniele, e a Sergio e Gemma
Gole di Gorropu “Hotel Supramonte. La cronaca
Salita rotpunk giovedì 16 settembre (a parte il primo tiro dove sono volato come un salame a metà) partiti alle 9.30 ultimo tiro 18.20
Un grazie alla Mammut e
La Sportivatesto di Luigi Billoro, foto Gino Pavoni
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